Come diceva il farmacista Augusto Peltristo in un altro articolo: «Il problema sono proprio i positivi asintomatici». Ed è per questo che ha proposto il tampone a tutti i sanitari. La storia che qui vi raccontiamo è quanto accaduto alla dottoressa Marina Onorato, responsabile del Laboratorio trasfusionale che dopo essere stata a contatto con un un Covid (poi deceduto), non è stata sottoposta alla seconda verifica. Ne parla oggi La Nazione in un articolo. “Ho fatto il tampone una settimana fa, dopo isolamento per contatto con Covid positivo – ha detto -. E’ risultato negativo e oggi (24 marzo ndr) mi hanno chiamato dalla Asl per fare secondo tampone, ma quando ho detto che facevo il medico mi hanno risposto che il secondo tampone è previsto per tutti tranne che per i sanitari!” E poi spiega: “Noi medici non siamo rispettati oltre che come sanitari soprattutto come cittadini. Se io fossi positiva asintomatica potrei infettare i miei familiari. Ormai è consolidato che non è detto che il primo sia attendibile. Anche noi abbiamo il diritto si sapere. Perché non lo so e non mi comporto da positiva dentro casa. È giusto che i nostri familiari non possano essere protetti dal contagio come tutti i cittadini? Questo lavoro l’ho scelto, ma voglio avere la certezza di non essere serbatoio asintomatico che sparge il virus ai propri pazienti deboli e, nemmeno alle mie figlie. Anche loro devono poter avere la certezza di non stare accanto a un potenziale positivo. Io sono un medico e ho scelto di correre il rischio ma loro sono cittadini come gli altri, con gli stessi diritti. Così si toglie il diritto agli altri di essere protetti. Noi medici e infermieri dobbiamo avere la certezza di non diffondere l’epidemia. Il 30% sono positivi e asintomatici. Se vogliamo contenere l’infezione bisogna fare i controlli, altrimenti mettiamo la polvere sotto i tappeti”. La dottoressa Onorata, molto arrabbiata, ha pertanto deciso di restare lontana dalle sue figlie.
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